El Barbero de Sevilla, un pensiero per Claudio


Una fastidiosa, tenace e duratura influenza con febbre a 39 per vari giorni, mi ha impedito di ricordare il maestro Claudio Abbado con puntualità a un anno dalla morte avvenuta il 20 gennaio. Sento ancora un grande vuoto.
Mi piace proporre la sinfonia di un’edizione storica del Barbiere di Siviglia di Gioacchino Rossini messo in scena dal Teatro alla Scala come opera inaugurale della stagione 1969-1970 con la regia teatrale di Jean Pierre Ponnelle, sull’edizione critica dello spartito pubblicata nello stesso anno a cura di Alberto Zedda.

Di quella edizione, così ben riuscita, è stato pubblicata una versione in disco e una con qualche piccola differenza in DVD da Deutsche Grammophon.
Regia teatrale, scene e costumi sono ancora oggi utilizzati dalla Scala nelle riproposizioni dell’opera; sono riuscito a vedere più volte negli anni quella riuscita messa in scena.

Della direzione di Claudio Abbado riferita all’edizione discografica così parla il critico musicale Rodolfo Celletti nel libro Il teatro d’opera in disco 1950-1987:

La Deutsche Grammophon del 1972 segue l’edizione critica dovuta ad Alberto Zedda e, sotto questo aspetto, è la più appropriata di tutta la storia del disco. Si giova, inoltre, della splendida direzione di Claudio Abbado. La Sinfonia risulta arguta, compatta, asciutta, pur accogliendo pianissimi stupefacenti e notazioni di incantata bellezza. Ma è soprattutto sulle giunture e sugli accompagnamenti che la nostra attenzione deve fissarsi: per esempio sulla nitidezza con cui legni ed archi annunciano la comparsa di Figaro; sul perfetto contesto strumentale dell’aria di Bartolo e di quella di Basilio; sull’arguzia degli archi mentre, nel duetto con Rosina, Figaro canta Di Lindoro il vago oggetto; sul ricamo dei clarinetti, dei fagotti e dei primi violini allorché appare il sedicente Don Alonso; sullo spettegolare degli archi quando Figaro comincia a sbarbificare Bartolo; sul raffinatissimo temporale e su molte altre cose. Va anche messa in rilievo l’abilità con cui Abbado, nei concertati, ottiene dalle voci effetti d’una ricercatezza strumentale (la stretta del Finale I, Mi par d’essere con la testa).

Quell’edizione completa dell’opera si può trovare anche in rete o di seguito:

Ciao Maestro!

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